Thermae Selinuntine in epoca greca, Aquae Labodes sotto Diocleziano.
I due antichi toponimi riassumono già la caratteristica per cui la Sciacca di oggi è conosciuta in tutto il mondo come la "città delle terme". Celebrata da Plutarco, Diodoro, Cicerone, Plinio, Strabone e dall'arabo Edrisi, la sua fisionomia esce nettissima per la dolcezza del clima, per i suoi monumenti, per l'eccezionale abbondanza delle acque salsobromoiodiche e le stufe vaporose sul monte kronio, uniche al mondo, legate al mito di Dedalo. Toccata nel primo cristianesimo dal monaco Calogero, ne conserva intatta memoria nell'omonima basilica appena sopra le stufe. Gli stessi Arabi, dopo lo sbarco in Sicilia, rimangono affascinati, Sciacca diviene la traduzione visiva della "Valle dei Bagni". Sotto il loro governo la città è dunque la capitale degli "Iqlim", vincitori, come in età imperiale romana lo era stata dei servizi postali dell'isola. Il suo porto commercia con Tripoli e la Tunisia, mentre la socialità primeggia per famiglie e palazzi. Sciacca ritrova così quella dimensione mediterranea oggi ulteriormente confermata dal ritrovamento in mare della preziosa statuetta bronzea raffigurante la divinità fenicia Melkart. Gli Arabi venivano dal nord-Africa, seguendo le stesse rotte dei loro antichi progenitori che nella costa avevano certamente stabilito un loro emporio.
Per essa, per l'importanza delle scaturigini termali, Tommaso Fazello "Padre della Storia Siciliana" si dirà in pieno '500 orgoglioso di esservi nato. E questo non stupisce anche alla semplice riflessione che la città è tutta protesa nel Mediterraneo, con "acque che a forza di luce sembrano nere".
Contea degli Altavilla, con la dolce Giulietta, Sciacca è subito uno dei centri eminenti del potere normanno.
Allo scoccare della "Guerra del Vespro", nel 1282, gli abitanti si associano immediatamente allo slancio dei conterranei: risultato, l'eroica difesa alla guida di Federico Incisa che, nell'agosto 1303, respinge decisamente dalle inviolate mura Carlo di Valois. La celeberrima "Pace di Caltabellotta" è solo un corollario dell'evento.
La città non conosce solo imprese guerresche, ma vive in modo estremamente civile, come documenta il "Libro Rosso" della Biblioteca Comunale. Qui, nelle "consuetudini" medievali, è registrata la famosa rubrica "De Balneis", che regola minuziosamente l'uso delle acque termali.
Tutto il '300 scorre praticamente tra due grandi personalità: l'Incisa e Guglielmo Peralta. Il primo, crea il presupposto per l'ampliamento della cinta muraria dalla Porta Bagni ad est a quella del Salvatore ad ovest, dalla Porta di Mare a sud a quella di S. Calogero a nord. Solo il '500, con l'intervento del viceré De Vega, vede un ulteriore ampliamento, qual è praticamente rimasto sino alla seconda guerra mondiale. Il Peralta, per conto suo, diviene uno dei quattro Vicari di Sicilia e, dopo aver battuto moneta in proprio, edifica la Chiesa di S. Maria dell'Itria ed il Castello Nuovo, ambedue nella parte alta dell'abitato.
Sciacca è una comunità ricca. Dal suo caricatore prospiciente il mare partono derrate e mercanzie di ogni tipo provenienti dall'entroterra; al caricatore fanno quotidianamente capo le colonie dei Pisani e Genovesi.
Evento destinato a rimanere nella storia siciliana è il Caso di Sciacca. Pretestuoso diverbio tra le grandi famiglie dei siciliani Perollo e degli spagnoli De Luna, si vuole sia iniziato nell'anno 1400 per le mancate nozze tra la bella e ricchissima Margherita Peralta con Giovanni Perollo. Il Caso trasse invece la sua orgia di sangue e vendette, conclusasi nel 1529 con la barbara fine di Giovanni Perollo junior, da un possedimento contestato.
Tutto il '600 sciacchitano è praticamente inglobato nella politica spagnola.
Spiccano, in ogni caso, il mecenatismo di Giovan Battista Perollo ed il talento dell'architetto-pittore Michele Blasco; fondatore il primo del collegio dei Gesuiti (oggi Palazzo di Città), autore il secondo della ricostruzione della Chiesa Madre, di affreschi e tele.
Spetta al secolo successivo, il bel gesto degli abitanti in brava difesa dalle truppe austriache del generale Sekendorff. È anche il momento delle arti figurative. Mentre i secoli precedenti avevano registrato i Grandi Fazello e Inveges nella storiografia, Noceto e Bocconi nelle scienze naturali, lo stesso Amodei nella musica, il '700 annovera Tresca e Testone, oltre al notevole Mariano Rossi. Questi onorano la tradizione pittorica rinascimentale facente capo a Riccardo Quartararo, maestro di Antonello da Messina.
La dominazione sabauda passa senza storia, come senza storia si afferma quella borbonica.
Notevoli sono invece le vicende risorgimentali, che vedono all'azione la migliore gioventù locale guidata prima dal frate domenicano Saverio Friscia, poi dall'omonimo cugino. Questi, conosciuto dieci anni di esilio a Parigi, ritorna in Sicilia nel '60, acquista subito la statura di capo rivoluzionario divenendo addirittura il porgitore della proposta dell'indipendenza siciliana presso Garibaldi, che non aveva dimenticato il primo progetto di sbarco in Sicilia proprio per Sciacca. Friscia, ormai dell'Internazionale di Bakounin, diviene deputato al Parlamento Nazionale dove si fa promotore della causa del porto e dello sfruttamento delle acque termali. Lo stesso faranno Giuseppe Licata e, nel nostro secolo, Onofrio D'Agostino. Con quest'ultimo si apre l'attuale fase del termalismo di Sciacca con nuove intraprese all'attenzione del mondo.
Certo, questo è molto più grande che non tremila anni fa. Ma la costante è rimasta intatta: la Città delle Acque ieri, la Città delle Terme oggi.