Il carnevale, festa popolare saccense tra le più espressive e rappresentative, è una festa di derivazione pagana che si contrapponeva, all’origine, nettamente a quella cattolica. Il popolo, prima di mortificarsi nel digiuno della quaresima, voleva concedere uno sfogo alle passioni più istintive dell’animo umano. L’etimologia del termine carnevale è incerta: oggi dai più viene tenuto in considerazione “carnem levare” (da cui siciliano “carnalivari”), prescrizione che fa divieto di mangiare carne durante la quaresima. Questa festa prende le mosse da un’altra ben più antica, quella dei Saturnali, tipica festa dell’antica Roma, di origine pagana. Durante i festeggiamenti in onore di Saturno era necessario darsi alla pazza gioia per favorire un raccolto abbondante ed un periodo di benessere e felicità. In questo periodo di sette giorni si conducevano per la città carri festosi tirati da animali bizzarramente addobbati ed il popolo si riuniva in grandi tavolate, cui partecipavano persone di diverse condizioni sociali e si abbuffavano tra danze ed oscenità.
L’antica figura del re dei Saturnali ha continuato a vivere nella burlesca figura del re del carnevale: inizialmente impersonato da un uomo che veniva sacrificato per il bene della collettività, successivamente sostituito con un fantoccio di paglia. A quest’ultimo, in Sicilia, venne dato il nome di “Nannu” e la sera di martedì grasso veniva bruciato in segno di purificazione e di rinnovamento.