FERRAGOSTO SICILIANO
C'era un tempo la signora Ciccina che alle otto di mattina scavava una buca sul bagnasciuga e vi infilava dentro una grossa anguria, mentre suo marito Gino piantava l'ombrellone e due paletti poco distanti su cui attaccava e allungava un lenzuolo per guadagnare più ombra dove adagiare borse e borsoni con dentro un ben di Dio, e i figli Rosetta e Salvuccio che sguazzavano già nell'acqua dentro a camere d'aria di copertoni di camion. Altre signore Ciccine e mariti Gini arrivavano alla spicciolata, imprecando per non essere i primi, e ripetevano lo stesso rituale di "muluni", ombrelloni, sdraio, sedie. Qualcuno tirava fuori la "tannura" e dava fuoco alla carbonella. A mezzogiorno, a vederla da lontano, quella lingua di sabbia sembrava un campo di profughi dei nostri tempi, un gran bazar di fumo e di odori, una distesa di ciarpame, una curva di ultras vocianti di madri che richiamavano figli che non volevano saperne di uscire dall'acqua per andare a mangiare, e pazienza se le dita erano raggrinzite. E i padri se ne infischiavano e prendevano a ingozzarsi di salsicce, a trangugiare vino direttamente dai bidoni. E infine a svaccarsi, pance generose, sulle sdraio, e le madri a contare che passassero le tre ore per rimandare i figli in acqua. E poi all'imbrunire la resa. La fiat 600 che ribolle dopo dieci ore sotto al sole cocente e senza aria condizionata, aprire gli sportelli e agitarli, e calare i finestrini, distendere i teli sui sedili, lavarsi i piedi prima di salire con bottiglie riempite prima di acqua di mare. E pazienza se giù in spiaggia sono rimasti segni evidenti del Ferragosto delle signore Ciccine e dei signori Gini e dei loro figli.......
Sono ricordi che affiorano dalla fanciullezza. Non so se oggi da qualche parte vi siano altre signore Ciccine e signori Gini. So che oggi e domani le spiagge fermenteranno e schiumeranno in ogni latitudine. So che fatalmente Ciccine e Gini moderni, e figli del nostro tempo, non si preoccuperanno di ripulire. Ogni anno è la solita storia. Ogni Ferragosto, non so voi, io preferisco lavorare, con un maglioncino e una giacca per rintuzzare l'assalto dell'aria condizionata. E a ricordare che un tempo in ognuno di noi c'è stato un pezzetto di Ciccina e di Gino. Buon Ferragosto.
by Carmelo Sardo